Dopo 12 anni lascia Padova per la nuova avventura a Trento. «Qui rimane parte della mia vita, professionale e personale. Il mio è un arrivederci rivolto a tutti» Era la stagione 2001/02 quando l’allora trentaseienne Simone Roscini mise piede per la prima volta a Padova. Arrivava qui con un bagaglio decennale d’esperienza in quel di Fano, sua città d’origine. «Ricordo benissimo il primo giorno a Padova», dice Roscini. «Arrivai a preparazione già iniziata, perché avevo appena disputato i Giochi del Mediterraneo a Tunisi. Entrai nel vecchio “San Lazzaro” pensando che poco prima avevo giocato lì con Fano prendendo una bella batosta. Il palasport era molto buio quel giorno, ma da subito iniziai a conoscere tutte quelle persone che poi sono diventate per me colleghi e soprattutto amici».Dopo 12 anni Simone Roscini abbandona il posto di secondo allenatore della Tonazzo Padova. Al telefono il “Roscio” è sempre lo stesso: sorridente, pronto alla battuta. Questa volta però le parole sono contraddistinte dall’emozione che prova nel trattenere quell’impetuosa onda di ricordi patavini. «Se dovessi fare una classifica di momenti belli – continua – mi verrebbe subito in mente la promozione dalla serie A2 all’A1 di qualche anno fa, così come le due salvezze conquistate all’ultima giornata nella massima serie. Mi piace però ricordare anche i momenti meno belli, perché comunque sono stati contraddistinti da tanta passione e da tanto lavoro. In questi anni ho potuto toccare con mano la realtà di una Società che lavora benissimo, che sa fare grandi cose e che rimane sempre ad alti livelli. Tutto questo in un clima di grande umanità e serenità. Se solo in certe occasioni avessimo avuto una spinta economica maggiore, avremmo potuto puntare al vertice della serie A1, di questo ne sono certo».Al vertice della serie A1 ora è arrivato. E’ notizia di ieri, infatti, il suo accordo come secondo allenatore con i campioni d’Italia dell’Itas Diatec Trentino. Una chiamata importante ma che il tecnico ha ritenuto comunque non facile da accettare. «Sicuramente il legame che ho instaurato con Padova e con le persone che conosco da molto tempo sono le cose che mi hanno creato più “difficoltà”. Tutto si è concretizzato in un paio di giorni, con una chiamata per me inaspettata ma che comunque mi ha stimolato e riempito d’orgoglio. Lo ammetto, è stata una scelta dura, ma dal punto di vista professionale era dura dire di “no”. Arrivo a Trento in una situazione diversa rispetto a quella degli ultimi anni. Sono andati via tanti bravi giocatori, ma comunque lo staff è rimasto lo stesso e la Società è intenzionata a portare avanti un lavoro di grande qualità come ha sempre fatto».Nonostante il mercato sia ancora in fermento, Roscini conosce già alcuni elementi della rosa. «Conosco Jack Sintini fin dai tempi dei Giochi del Mediterraneo disputati con l’Under 23 – spiega il coach di Fano – così come Matteo Burgsthaler che ho già allenato a Padova. Sarà un’esperienza unica da vivere».Quando gli si chiede un saluto di chiusura, Roscini non riesce, anzi non vuole fare una lista di nomi. «Dopo così tanti anni a Padova, è giusto che il mio saluto sia rivolto a tutti: dal primo all’ultimo giocatore, dal primo all’ultimo componente della Società, dal primo all’ultimo tifoso. Il mio non è un addio, il mio è un arrivederci a tutta Padova». Arrivederci Simone. Grazie di cuore. Alberto SanaviaUfficio Stampa Tonazzo Padovapallavolopadova.com